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I dati aperti a scuola

I docenti della scuola del noi

I dati aperti a scuola

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I docenti della scuola del noi: la "profgiornalista" racconta come usare le informazioni

Il nostro appuntamento settimanale con i Docenti della scuola del noi oggi ci porta in Campania, per conoscere la "profgiornalista" Annamaria Bove, insegnante all'istituto Enrico Fermi di Sarno, in provincia di Salerno.

Annamaria Bove è  laureata in lettere moderne ed è giornalista pubblicista. Dopo la laurea ha intrapreso, nel 1990, l’attività di giornalista, lavorando in un’emittente televisiva locale e collaborando per alcuni quotidiani, come il Roma e il Giornale di Napoli.  Nel 1995 lascia il giornalismo attivo per dedicarsi all’insegnamento, ma porta con sé la passione per la carta stampata e trasferisce il giornalismo a scuola. In qualità di formatrice docenti (prima Indire poi Pnsd), anima corsi di educazione all’informazione, di educazione ai media e sull’uso del digitale nella didattica.

Quest'anno, come "docente della scuola del noi”, la profgiornalista ha lavorato sugli open data. Insieme a colleghi di diverse scuole e diverse regioni ha ideato e sperimentato un progetto per incrementare la consapevolezza degli studenti sull'uso costruttivo dei dati aperti, che possono essere raccolti, elaborati e messi a disposizione di un’intera comunità. Il gruppo di lavoro ha proposto un interessante percorso didattico orientato al service learning proprio grazie a un impiego socialmente utile dei dati. La partecipazione attiva degli studenti e il legame di questo percorso didattico rispetto ai territori in cui è stato e sarà applicato hanno contribuito a sviluppare un forte senso di appartenenza. Ecco dunque che il “noi” di questa scuola emerge proprio grazie a una comunità di pratiche che collabora coniugando tecnologie e valori, informazioni e persone.

Come di consueto condividiamo un breve video di auto presentazione e poi l'intervista curata dalla ricercatrice Ilaria Gaudiello, che coordina i lavori della comunità open source dei docenti e formatori.

 

 

L'INTERVISTA

Annamaria, oggi viviamo nell’era dell’informazione, e proprio dell’informazione hai fatto il tuo mestiere. In che modo a tuo avviso il giornalismo e la fruizione di testi giornalistici sono cambiati con il digitale?

Si, è perfettamente vero. L’informazione e la comunicazione sono per me fondamentali ed è molto importante insegnare ai giovani come affrontare l’informazione. Un’informazione, come, giustamente, hai detto, che è cambiata con il digitale. Oggi la lunghezza di un articolo si misura in tempo di lettura. Un tempo che i giovani molto spesso, e senza generalizzare, non vogliono  “perdere”. E allora come fare per avvicinare le nuove generazioni alla lettura, alla comprensione e all'analisi del testo giornalistico? Come insegnare loro a essere critici davanti a una notizia? Il web, purtroppo, ogni giorno diventa sempre più ricco di contenuti e dobbiamo far capire ai giovani che in quella complessità ci sono delle opportunità e loro devono saperle cogliere senza finire nelle maglie della rete o meglio nel suo vortice.

Quindi, come immagini l’insegnamento del giornalismo nella scuola del futuro?

Come ho detto prima, parto e partirei sempre dalla lettura del testo giornalistico e questo non vuol dire leggere solo ed esclusivamente un articolo di cronaca da un giornale cartaceo o web, ma anche leggere articoli interessanti da riviste specializzate o ancora leggere un ottimo dossier, un reportage da un settimanale di approfondimento. Leggere, leggere tutto ciò che piace o che si avvicini ai propri interessi. Dico sempre ai miei studenti o redattori: leggete, anche il quotidiano sportivo, ma leggete! E dopo la lettura, la comprensione del testo attraverso un brainstorming e attività di analisi e approfondimento usando anche le nuove tecnologie. Dal giornalismo, dalle opinioni, possono nascere dibattiti ed ecco, come si ampliano le opportunità offerte dalla pratica del giornalismo a scuola e non finisce qui! Abbiamo tutto ciò che è collegato alla scrittura e quindi parliamo di un lavoro su tipologie di testi importanti come quello argomentativo e ancora abbiamo la possibilità di creare un giornale a scuola che sia web o cartaceo o ancora un vero e proprio TG che metta in gioco diverse competenze. A monte della creazione di un giornale è fondamentale creare anche una redazione scolastica, un gruppo di lavoro che impara “il mestiere” del giornalista, mette le mani in pasta, sentendosi almeno nel tempo della scuola, un giornalista. Ciò permetterà di capire fino in fondo cosa significa cercare la notizia e che non tutti i fatti possono essere notizie e cosa serve per pubblicare la notizia (foto, dichiarazioni, rispetto della privacy, rispetto delle regole del giornalista, la deontologia, e tanto altro ancora). In poche parole, con il giornalismo svolgiamo anche attività di media education e di educazione all’informazione.

Quest’anno hai aderito alla Scuola del noi di Fondazione Mondo Digitale collaborando con colleghi di tutta Italia per la creazione di un percorso di innovazione curricolare. Quale è stato per te il principale valore aggiunto di questa esperienza?

Mi viene subito di risponderti che la condivisione, il confronto, l’interazione con i colleghi sono stati tanti valori aggiunti. L’ideazione, l’elaborazione e la sperimentazione del percorso innovativo ha avuto la sua fortuna grazie proprio al lavoro di gruppo. Credo molto nella condivisione, soprattutto quando si lavora con strumenti digitali che presuppongono delle competenze specifiche. Nei diversi incontri da voi organizzati ai quali hanno partecipato tutti i colleghi dei diversi progetti, ho visto emergere quel “noi”, non un protagonismo individuale, ma il lavoro del gruppo che si identifica nella scuola di appartenenza.

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