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I robot e noi

I robot e noi

I robot e noi

Ieri Alfonso Molina, direttore scientifico della Fondazione Mondo Digitale e personal chair in Technology Strategy, ha partecipato alla presentazione del libro "I robot e noi" (Il Mulino, 2017) della professoressa e onorevole Maria Chiara Carrozza.

 

L'evento è stato promosso dall'Università Campus Bio-Medico di Roma come una tappa di avvicinamento alla RomeCup 2018 che sarà ospitata in UCBM (18-20 aprile 2018) [vedi la notizia A UCBM "I robot e noi"].

 

Condividiamo con tutti l'intervento di Alfonso Molina.

 

Un libro di grande importanza che mi è piaciuto moltissimo, in particolare, per la sua narrativa ricchissima d’informazioni sull’evoluzione della robotica, dalla sfera industriale a tutti gli ambiti della società, e fino a noi stessi, con la robotica di servizio, la robotica sociale, e la robotica indossabile all’esterno e all’interno del nostro corpo. 

 

Questa narrativa, venendo da una parlamentare, è cruciale per alzare il livello di coscienza e di consapevolezza della leadership politica, e poi di tutta la società, sulla portata storica di ciò che sta iniziando ad accadere nel mondo della robotica, con la convergenza dell’intelligenza artificiale, il cloud, il 5G, il Big Data, ed altri sviluppi esponenziali come la diffusione della sensoristica e la continua crescita del potere computazionale. Dall’Internet delle Cose e l’Internet of Everything, all’industria 4.0 e la quarta rivoluzione industriale, ai robot collaborativi, sociali e indossabili, nelle prossime decadi l’Italia si gioca il suo futuro industriale ed economico, ma anche scientifico ed educativo a livello internazionale.  

 

Il libro presenta con chiarezza le grandi sfide che devono essere affrontate:

  • l’Italia deve diventare protagonista della sfida e dell’opportunità storica, e come primo passo deve iniziare un dibattito profondo sulla tematica, non solo tra scienziati ma anche tra tutti i settori della società che dovrebbero essere interessati: politici, imprenditori, e cittadini. Ovviamente, al dibattito dovrebbero poi seguire progetti e programmi di lungo termine, stabili, seppur non rigidi. Qui vorrei ricordare un’esperienza guidata dalla Fondazione Mondo Digitale, la creazione della Rete Multisettoriale per la Robotica Educativa. Tra il 2012 è il 2014, sulla base del nostro evento adesso decennale, la RomeCup, abbiamo proposto la creazione di una rete multisettoriale che coinvolgesse attori dalla scuola elementare alla industria, passando per politecnici, università, ITIS, scuole secondarie, musei, ecc. La ragione era “la sfida storica” che la robotica presenta all’Italia.  Da una parte, una capacità diffusa di robotica in Italia, dall’altra una crescita del mercato della robotica di servizio e personale, e la sua potenziale diffusione a tutti gli ambiti della società. Piú di 70 organizzazioni hanno sottoscritto l’accordo di rete.
  • Preparare l’industria per un cambiamento che abbia un impatto sociale positivo, e qui dobbiamo tenere in considerazione che partiamo da un contesto di alta disoccupazione e precarietà, con la crescita delle carriere senza confini e la gig economy, dove i diritti sono molto deboli. Il programma Industria 4.0 è un importantissimo passo avanti, e mi auguro che il nuovo governo che sta per arrivare l’anno prossimo lo faccia crescere, anche se temo che ci stiamo incamminando verso una situazione d’instabilità politica di non breve termine.
  • Riformare l’educazione per preparare i ragazzi di oggi  e le nuove generazioni al lavoro e alla vita in un contesto di rapidissimo cambiamento tecnologico, la così detta Grande Accelerazione, ma anche con un basso numero di laureati ed un alto tasso di abbandono scolastico e Neet.

    Una parte cruciale di questa trasformazione dell’educazione è l’antidisciplinarietà, o superamento della frammentazione della conoscenza attraverso la fusione di discipline diverse, per nutrire sguardi nuovi richiesti dalla creazione e diffusione della robotica nella società.  Questa è una grande sfida culturale che ricorda proposte simili sul bisogno dell’unità della conoscenza da parte di Edgar Morin e di Edward Wilson. Quest’ultimo utilizza il concetto di “consilience”, che considera fondamentale per affrontare le sfide di questo secolo.
  • Assicurare un comportamento etico, una moralità  dei robot sociali che devono interagire e convivere con noi.  Qui le leggi di Asimov, che hanno compiuto 75 anni, sono sempre un buon inizio.

    Per me però l’etica degli umani è la più preoccupante. Innanzitutto, perché è la fonte dell’etica dei robot, e sarà l’etica umana, ed in particolare quella dei settori che controllano il cambiamento scientifico e tecnologico, a definire lo sviluppo e l’utilizzo dell’enorme potenza della robotica indossabile e della intelligenza artificiale, ma anche di altri sviluppi come la genetica. Prendiamo ad esempio i “killer robot” o “armi completamente autonome.” Ci sono campagne per fermare il loro sviluppo su basi etiche. Quest’anno quasi 130 fondatori e direttori di più di 100 aziende di robotica ed intelligenza artificiale di 28 paesi hanno firmato una lettera aperta per fermare lo sviluppo di queste armi autonome. Un’altra lettera aperta lanciata nel 2015 è stata firmata da più di 20.000 persone, includendo più di 3.000 ricercatori di robotica ed intelligenza artificiale. Come conseguenza di ciò le Nazione Unite hanno creato un Gruppo di Esperti Governativi sui Sistemi di Armi Autonome Letali. Peccato che la prima riunione è stata cancellata per ragioni finanziarie (un numero di stati non aveva pagato il contributo all’ONU). Un secondo esempio preoccupante riguarda lo “human enhancement” o “miglioramento umano”.

 

Infine, due grandi domande emergono da questa breve sintesi:

  1. L’Italia sarà all’altezza della sfida storica? Ce la farà?
  2. Sarà il futuro più utopico o più distopico?

 

Roma, 9 novembre 2017

 

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