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Con i Meta Quest in sala operatoria

simulazione in medicina

Con i Meta Quest in sala operatoria

Con i Meta Quest in sala operatoria

Headset donation program: i visori al Campus Bio-Medico di Roma

Imparare ad affrontare particolari situazioni nel corso di un’operazione chirurgica, risolvere situazioni di emergenza e sperimentare in prima persona le sensazioni che si provano durante un intervento in sala operatoria: all'Università Campus Bio-Medico di Roma arrivano i Meta Quest 2 per favorire l’apprendimento del personale sanitario in ambiente immersivo. Continua l’operazione “Headset donation program” di Meta che prevede la donazione con la formula “comodato d’uso” dei Meta Quest 2 ad alcune istituzioni e scuole italiane. Dopo la ASL Roma 6 di Albano (Roma) [vedi la notizia La teoria della mente nel metaverso], l'Università Campus Bio-Medico si prepara a scoprirne le potenzialità. Ce ne parla Fausto D’Agostino, anestesista rianimatore della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma e presidente del Centro Formazione Medica, accreditato come International Training Center.

Com'è nata la collaborazione con Fondazione Mondo Digitale e Meta per la donazione dei Meta Quest 2?

Ho scoperto i visori Meta in uno degli incontri promossi dalla Fondazione Mondo Digitale a gennaio presso Binario F a Roma. Sono rimasto particolarmente colpito dall’uso del metaverso nell’ambito sanitario per la formazione e l’apprendimento. Grazie a queste tecnologie è possibile creare scene, oggetti e particolari situazioni utili a formare i professionisti sanitari consentendo loro di acquisire competenze e abilità per poter affrontare, con maggiore sicurezza, situazioni di pratica clinica comune o eccezionale (intervento chirurgico programmato rispetto all’urgenza).

Quale uso fare dei Meta Quest?

Attraverso l’uso di queste tecnologie è possibile immergere i discenti all’interno di un ambiente simulato, potendo osservare il corpo umano virtuale, imparare come affrontare particolari situazioni che possono verificarsi durante un’operazione, affrontare situazioni di emergenza e sperimentare in prima persona le sensazioni che si proveranno durante una vera operazione chirurgica. L’opportunità di poter sbagliare, che nella realtà non è concessa, è molto importante. Nel caso in cui venga commesso un errore di esecuzione in un ambiente virtuale, può essere annullato in modo da non causare effetti negativi. Con la sua capacità di simulare scenari di vita reale, la realtà virtuale può essere uno strumento per programmi di riabilitazione fisica e aiutare i pazienti imitando i movimenti fisici. Altri usi della realtà virtuale nel settore sanitario includono la gestione del paziente e del dolore, la prevenzione delle malattie, la pianificazione chirurgica, la formazione immersiva, la telemedicina, gli interventi chirurgici a distanza e le simulazioni mediche.

Secondo lei quali sono le potenzialità di questa tecnologia nel suo campo?

Grazie all’avanzamento tecnologico negli ultimi anni si sta assistendo, in modo sempre più frequente, alla nascita di diversi progetti e applicazioni che si pongono come obiettivo quello di insegnare le tecniche di primo soccorso in un modo differente dall’attuale metodologia di insegnamento. Sperimentando le nuove tecnologie per insegnamenti di questo tipo può incentivare e stimolare i cittadini all’interesse verso questa importante tematica. È stato dimostrato in diversi studi come la realtà virtuale possa essere applicata alla perfezione nei corsi BLSD [Basic Life Support Defibrillation, le manovre di primo soccorso con l'impiego di defibrillatore], rappresentando uno strumento in grado di migliorare l’apprendimento delle manovre effettuate sul manichino.

Sarà proprio l’utilizzo di queste tecnologie uno dei temi principali al centro del Congresso teorico-pratico emergenza-urgenza che si terrà a Bari il 24 e 25 novembre prossimi. Attraverso questi device è possibile far sentire l’utente all’interno di una situazione reale, coinvolgendolo in un ambiente creato ad hoc, riuscendo così a distaccarsi dalla semplice esercitazione con un manichino; infine, la realtà virtuale permette di sperimentare e creare continuamente nuove esperienze e nuove situazioni in cui può trovarsi il soccorritore, in modo da consentire un insegnamento più completo e che copre molti più scenari che potrebbero presentarsi nel mondo reale. Ovviamente, per poter apprendere in modo esaustivo tutto ciò che riguarda il BLS sarà necessario frequentare un corso specifico, però lo sviluppo di questa tipologia di applicazioni permette di stimolare l’interesse delle persone alla conoscenza di queste tecniche salvavita.

 

Intervista a cura di Onelia Onorati.

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