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Medico, volontario o ricercatore

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Medico, volontario o ricercatore

Medico, volontario o ricercatore

Gli studenti di Fattore J in prima linea nella lotta contro il cancro

In occasione del World Cancer Day 2024, che ricorre domenica prossima 4 febbraio, oltre 470 ragazze e ragazzi di Fattore J hanno risposto a un’indagine anonima sulla loro conoscenza delle malattie oncologiche e dei comportamenti da tenere per prevenirle [vedi la notizia Come colmare il divario nelle cure]. Ne commentiamo le risposte con l’oncologa Martina Gasparro (Università degli Studi di Torino, Scuola di Oncologia medica S. Luigi Gonzaga) del network di Women Against Lung Cancer in Europe (Walce), organizzazione “a respiro europeo” che si occupa di persone affette da tumore del polmone e dei loro familiari. Insieme ad altre realtà associative Walce fa parte della rete di Fattore J, progetto realizzato con Johnson & Johnson Innovative Medicine.

Il tumore al seno e al polmone sono le due tipologie di cancro più conosciute dai giovani. Questo rispecchia la statistica della loro diffusione nella popolazione nazionale o probabilmente riflette piuttosto le campagne di comunicazione più diffuse?
La statistica conosciuta dai giovani è tendenzialmente fedele alla realtà: in Italia e nei paesi occidentali il tumore più frequente nelle donne è il tumore al seno, negli uomini è il tumore alla prostata, e nei due sessi in comune è il tumore al polmone. Quest’ultimo non solo è il più frequente, ma rappresenta anche la prima causa di morte per cancro al mondo. È tuttavia vero che, mentre il tumore al seno può contare su uno screening nazionale (la mammografia) e su un esteso numero di associazioni di pazienti e campagne di sensibilizzazione, i pazienti affetti da tumore al polmone sono ancora vittima di uno stigma importante: se sei responsabile della tua dipendenza dal fumo, lo sei anche del tuo tumore. Uno dei nostri obiettivi come centro di riferimento delle neoplasie toraciche e associazione Walce è quello di sensibilizzare la popolazione circa l’abitudine al fumo: deve essere considerata una dipendenza vera e propria, talvolta derivata dalla mancata conoscenza dei danni fumo-relati, dalla quale bisogna guarire e aiutare a guarire; non da colpevolizzare. 

Le visite a scopo preventivo e l'astensione dal fumo sembrano i due comportamenti ritenuti più utili a limitare i rischi legati alla patologia, meno importanti sono considerati sia la pratica dell'attività fisica che l'astensione dall'alcool. Che cosa ne pensa? I giovani hanno una percezione corretta su questo tema?
Le risposte date da studenti e studentesse, per quanto la percentuale di popolazione italiana giovanile fumatrice - specialmente femminile - sia particolarmente elevata, sono rassicuranti. La stragrande maggioranza dei giovani coinvolti nell’indagine appare consapevole degli effetti dannosi a breve e lungo termine del fumo di sigaretta e dell’e-cigarette.
È invece chiaro che ancora oggi non ci siano una buona informazione ed educazione, soprattutto in ambito scolastico, circa i benefici di attività fisica e salute alimentare. Questi sono fondamentali non solo nella prevenzione di patologie cardiovascolari (più conosciute e “pubblicizzate” in termini di associazione con cibo e movimento), ma anche di patologie oncologiche. Il tumore dell’esofago, dello stomaco, del colon, del fegato, del seno, dell’ovaio, della prostata e molti altri hanno una comprovata correlazione causa-effetto con obesità e alimentazione sbilanciata. Tale concetto in Italia, con un notevole gradiente Nord-Sud, pare ancora eccessivamente sconosciuto. 

Medico di base, siti web e famiglia sono i canali più gettonati per informarsi. In tanti sostengono che gli incontri nell'orario scolastico potrebbero essere molto utili. I social e gli amici, in effetti, come fonti di informazione superano di gran lunga la scuola. Le sembra che le istituzioni debbano fare una riflessione seria su questa assenza? 
Io stessa ho terminato il liceo dieci anni fa: non ho ricordi di incontri informativi in ambito di salute, i quali avrebbero aiutato a sviluppare già in età adolescenziale l’idea di prevenzione primaria. Sono fortemente convinta del ruolo educativo che debba avere la scuola in tali ambiti, sia essa liceo o istituto tecnico: non tutte le famiglie o tutti i medici del territorio ne hanno gli strumenti o la possibilità. Formare gli adolescenti circa la salute sessuale, la salute mentale e la salute di prevenzione è un nostro dovere, e può permettere loro di intraprendere uno stile di vita sano già da giovani adulti. È ormai noto come instaurare determinate abitudini (attività fisica regolare, astensione dal fumo e da eccesso di alcool, attività sessuale protetta e consumo adeguato di frutta e verdura) fin dall’età dello sviluppo, renda molto più semplice l’attenersi alle stesse durante la vita adulta. 
Inviterei le istituzioni e i dirigenti scolastici a organizzare più momenti di incontro (come gli eventi formativi di Fattore J), ove studenti e studentesse hanno la possibilità non solo di ascoltare, ma soprattutto di interagire con figure di riferimento dei diversi ambiti attinenti alla salute: medici e infermieri, psicologi dello sviluppo, professionisti della salute alimentare e sessuale. 

Solo il 31 per cento ritiene che si troverà la cura contro il cancro. Questo riflette la realtà di come procede la ricerca o solo una cattiva informazione sui progressi della scienza?
Specialmente nell’ambito dell’oncologia, la ricerca procede alla velocità della luce. In tutto il mondo ci sono colleghi e colleghe che dedicano la propria vita professionale a laboratori, ricerca pre clinica e clinica, protocolli di studio e farmaci: è un lato affascinante della medicina, di cui è molto bello far parte. Assistiamo costantemente alla scoperta di nuovi meccanismi di queste malattie, ogni giorno aggiungiamo un pezzettino in più su come comprenderle e affrontarle, e talvolta in pochi mesi può cambiare completamente lo scenario terapeutico dei pazienti. Detto ciò, è difficile fare previsioni su quando e se si concretizzerà la “cura contro il cancro”: ogni tumore ed ogni paziente sono diversi, in termini biologici e prognostici. Sicuramente, se dovessimo osservare la curva di cambiamenti positivi avvenuti nel nostro campo nell’ultimo ventennio, mi aspetterei altrettanto (e anche di più) per il futuro. 

Medico, volontario e ricercatore sono i tre ruoli che i ragazzi vorrebbero rivestire nel mettersi al servizio della lotta al tumore. Le sembra che ci sia buona volontà e voglia di fare in questi giovani, contrariamente a quanto tanti adulti pensano?
Assolutamente sì. Sono molto fiduciosa nella generazione Z, che pare a tratti più sensibile e combattiva su certe tematiche rispetto alla mia generazione (Millennial) e a quella antecedente (Generazione X). Trovo che abbiano una notevole capacità di discernere tra fake news e informazione genuina e una gestione più consapevole e giudiziosa degli strumenti del web. Spero che sappiano sfruttare questo vantaggio, e che la loro lotta per certe tematiche (per esempio quelle ambientali) si rifletta anche in quella per i propri diritti in termini di salute: accesso ai consultori, alle vaccinazioni, ad incontri informativi ecc. 
Per l’attuale situazione del Sistema sanitario nazionale sono contenta dell’elevato numero di studenti e studentesse aspiranti medici e ricercatori. L’accesso alla sanità pubblica è una delle cose più preziose del nostro Paese, che spero riusciremo insieme a continuare a garantire

L'intervista è stata curata da Onelia Onorati

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