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Dobbiamo “mettere del nostro” nelle cose che facciamo

Rudy Bandiera
Rudy Bandiera

Dobbiamo “mettere del nostro” nelle cose che facciamo

Dobbiamo “mettere del nostro” nelle cose che facciamo

LinkedIn: i consigli di Rudy Bandiera intervistato da Onelia Onorati

Dice di sé che è “Futurologo e formatore, divulgatore e anchorman. Prof, creator e autore”. Rudy Bandiera sui social totalizza milioni di visualizzazioni con contenuti freschi e ispiranti. È dunque la persona giusta per darci qualche dritta su come articolare al meglio un profilo LinkedIn funzionale alle proprie aspirazioni e competenze.

Sei stato definito da Linkedin una “Top Voice”, tra i 20 italiani da seguire sulla piattaforma. Ragionando sulla tua carriera cosa ha giocato maggiormente a tuo favore, una passione innata per la comunicazione social o piuttosto lo studio e la pianificazione dei contenuti?

Non so dire quale delle componenti abbia inciso di più, sinceramente. Un ingrediente fondamentale della mia strategia è la costanza. Faccio questo esempio: qualche anno fa uno dei miei articoli su LinkedIn ha raggiunto 1,5 milioni di visualizzazioni. Se capita una cosa del genere una volta sola è una combinazione fortunata, ma se tutti i giorni vengono pubblicati contenuti utili e considerati interessanti, è allora che si “fanno i numeri” ossia si può trarre un importante risultato dalla propria strategia. È vero, tuttavia, che in senso assoluto i numeri non sono tutto. In realtà, ciascuno dovrebbe individuare una propria nicchia di appartenenza e acquisire visibilità e credibilità per quell’universo di rifermento, non puntare solamente su numeri straordinari. Pensiamo ad un personaggio seguito “solo” da mille follower, persone che però fanno tutto quello che lui li guida a fare, quindi acquistano libri, o consulenze ad esempio. Ecco, questa persona ha già trovato la propria strada. Ci sono professionisti molto seguiti che però non lavorano con il web poi così tanto, oppure professionisti che hanno meno follower ma traducono i contatti in rapporti di lavoroin percentuale superiore. La strategia migliore è trovare un nicchia, generare contenuto di qualità, spesso e con regolarità. Teniamo a mente che il contenuto deve essere percepito come utile, cioè dare informazioni che possono aprire prospettive, che possono dare stimoli. Un altro esempio: se mi mettessi a commentare l’argomento del giorno, magari lontano dalle mie competenze, potrei certamente raggiungere visualizzazioni importanti ma potrei perdere verticalità cioè specializzazione, alla lunga questo andrebbe a diluire il mio pubblico.

Pensiamo a chi è all’inizio del proprio percorso su LinkedIn: come articolare un profilo adatto a presidiare il media, in maniera semplice e funzionale?

Ci sono due fasi. La prima riguarda l’iscrizione alla piattaforma, quando costruire un profilo che rappresenti adeguatamente le proprie caratteristiche professionali. E non pensiamo a qualcosa di scontato o banale perché LinkedIn non è come Instagram, la brevità non paga. Questo è il momento in cui integrare tante informazioni e contenuti, con attenzione. Ad esempio, c’è tutta una parte in cui diamo conto delle nostre attitudini, il che presuppone un buon grado di autoconsapevolezza. Poi bisogna iniziare a seguire la sezione lavoro. A questo punto c’è una seconda fase,con la creazione dei contenuti necessari a trasformare il profilo in una landing page vera e propria. Ecco che per agire in maniera ottimale andremo a pubblicare un contenuto utile tutti i giorni, per un anno.

Pensando invece a un professionista che ha già un profilo ben strutturato, quali sono gli elementi che fanno la differenza, in grado di “mettere il turbo” e posizionarlo sempre più in alto?

Innanzitutto teniamo presente che Linkedin è una piattaforma di lavoro, e rimane tale, non è come facebook in cui si dà spazio all’ego, in cui cioè si condividono più che altro opinioni. Tutto quello che si fa su LinkedIn deve sempre avere l’obiettivo del business, a qualsiasi livello, per l’operaio che vuole lavorare in un’azienda di valore come per il disoccupato che vuole rientrare nel mondo del lavoro, incluso il top manager in carriera. Tenere sempre in mente l’obiettivo, mai costruire una strategia ego riferita.

Ci sono cose che tu consigli di non condividere o fare assolutamente, nella filosofia del “less is more”?

Il “buongiornissimo, caffè?” che tanti danno quotidianamente sui social è assolutamente sconsigliabile su LinkedIn. Pensiamo che tutto, in realtà, dipende dal range professionale della persona. Prendiamo un profilo come quello di Luca Altimani [ospite nell’incontro del 26 gennaio scorso ndr]che punta molto sullo humor e sulla creatività. Pubblicare post ironici per lui è la scelta giusta, anche su LinkedIn, dal momento che è la sua caratteristica distintiva, è la cifra caratterizzante del suo lavoro. Fulvio Giuliani, direttore de La Ragione, invece, è un giornalista che utilizza un registro diverso nelle sue opinioni, che deve mantenere nel commentare fatti di pubblica rilevanza. Ad ogni modo anche su LinkedIn è bene far trasparire la propria personalità, i propri interessi, perché tendiamo ad entrare in connessione con persone simili a noi. Dobbiamo “mettere del nostro” nelle cose che facciamo, far trasparire la persona dietro al ruolo. Ci si sceglie tra simili, questo vale anche sul lavoro.

Intervista a cura di Onelia Onorati

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