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Studiare con gli avatar

I docenti della scuola del noi

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I docenti della scuola del noi: strumenti di gamification nella didattica

Per il 33° appuntamento con i Docenti della scuola del noi siamo ancora nella capitale per conoscere Giuseppina Giaimo, docente di Inglese presso il Liceo scientifico Giuseppe Peano di Roma. Sviluppatrice di progetti per l’apprendimento delle lingue straniere, con il suo gruppo di lavoro ha realizzato un percorso didattico che usa avatar digitali per l’apprendimento contestualizzato della lingua.

Come di consueto condividiamo un breve video di auto presentazione e poi l'intervista curata dalla ricercatrice Ilaria Gaudiello, che coordina i lavori della comunità open source dei docenti e formatori.

 

 
L'INTERVISTA

Giuseppina, ci racconti il tuo lavoro di insegnante?

Sono docente d'inglese, ormai da lungo tempo, in un liceo linguistico  e scientifico di Roma, dopo una laurea in Lingue alla Sapienza. I tratti di carattere che ritengo fondamentali nel mio lavoro, per costruire una relazione sana con gli studenti, sono: determinazione, comunicatività e onestà. Nel mio percorso è stato molto importante aggiornarmi di continuo, sia per ottenere le abilitazioni, sia per stare al passo con le evoluzioni dell’apprendimento e della comunicazione nella società: i miei interlocutori sono i ragazzi, ed è importante parlare il loro linguaggio e avere cognizione degli strumenti che usano. In  questo il web mi ha offerto una grande apertura.

L'insegnamento delle lingue straniere ha poi avuto come naturale espressione e completamento l'organizzazione di viaggi studio e scambi culturali internazionali, che si tengono sia durante l'anno scolastico che in estate.

Accanto al mio lavoro ho provato nel corso del tempo a mantenere vivi molti interessi: lettura, musica, running, creazioni artistiche. Ma soprattutto a dare attenzioni alla mia famiglia! Tutti questi aspetti contribuiscono a dare spessore umano alla mia professione di docente.

Oggi sono una prof che fa con amore il suo lavoro, cercando di alleggerirlo con un discreto umorismo. I miei studenti non si stupirebbero di vedermi un giorno far lezione così...

Nella tua esperienza nell’insegnamento dell’inglese nelle secondarie ha coinvolto anche classi straniere. Che ruolo gioca il digitale?

Nell’era Covid gli scambi culturali hanno potuto essere mantenuti grazie al digitale. Quelli realizzati dalla nostra scuola hanno riguardato sia nazioni europee che extraeuropee. Noi insegnanti ci riunivamo settimanalmente per la creazione di attività cui i ragazzi avrebbero partecipato suddivisi in piccoli gruppi. Ogni gruppo era formato da studenti provenienti da nazioni diverse. Lingua veicolare, l’inglese. Frequenza: ogni due settimane.

Il progetto proseguirà anche quest’anno. Il nostro gruppo di insegnanti, provenienti da California, Iowa, Brasile, Spagna, Repubblica Ceca, Israele e Italia è ormai diventato una squadra consolidata, i cui membri si sono vicendevolmente dati sostegno nei momenti difficili del “lockdown”, confrontandosi e collaborando per reagire alla crisi del periodo.

Sei co-autrice di un percorso didattico che usa avatar digitali per l’apprendimento contestualizzato della lingua.

L’esperienza della “Scuola del Noi” è arrivata quasi per caso! Sono per natura molto curiosa e mi piace mettermi continuamente alla prova. Il mio team di innovazione è costituito da quattro colleghe provenienti da diverse regioni. È stata subito intesa! Il che ci ha portato a lavorare in ottima sintonia, ognuna con le proprie competenze, esperienze e, ultimo ma non ultimo, il proprio carattere. Abbiamo creato un percorso didattico per il biennio delle superiori: attraverso l’uso di applicativi web gli studenti memorizzano espressioni per allenare funzioni linguistiche (pronuncia, vocabolario e grammatica) e poi creano un “avatar” facendolo dialogare con la classe. Così facendo, abbiamo dato spazio alla “gamification” per dare un risvolto didattico alla loro passione per i videogiochi.

L’attività, svolta sia in classe che durante le lezioni “on line”, ha riscosso un grande successo, dal punto di vista dell’apprendimento e del divertimento.

I principali esiti di questo percorso didattico sperimentale sono stati i seguenti:

  • tutti i ragazzi, con inclusione dei profili più fragili, hanno manifestato un grande entusiasmo e coinvolgimento
  • gli avatar sono un ottimo strumento per superare la timidezza nella pratica di una lingua straniera
  • gli studenti guadagnano fiducia nell’insegnante e interesse per la materia quando proponiamo loro attività caratterizzate da linguaggi e strumenti attuali

Progetti per il futuro: su cosa ti piacerebbe lavorare quest’anno?

Il supporto della “Scuola del Noi” sarà fondamentale per confrontarmi con colleghi provenienti da altre scuole, scoprire punti di vista diversi e prendere ispirazione per poi riportare il tutto alla propria realtà scolastica.

La condivisione è cruciale per continuare a lavorare in modo produttivo e creativo.

Quest’anno in particolare mi piacerebbe lavorare su un progetto di lettura condivisa, con laboratori in cui i ragazzi possano confrontarsi ed esprimere le loro opinioni. Purtroppo si legge sempre meno e a scuola i testi vengono “antologizzati”, quindi non si ha più una visione d’insieme, che spesso i ragazzi derivano dai film come adattamenti dei romanzi. Ma spesso la versione cinematografica li priva del momento di immaginazione personale, a mio avviso: prima di confrontarsi con l’interpretazione del regista, gli studenti dovrebbero sviluppare la propria.

Un consiglio di lettura per la community?

Come docente mi piace molto formarmi grazie anche a libri che mi aiutino a capire gli aspetti emotivi dell’apprendimento quanto dell’insegnamento. Di grande aiuto mi sono stati “Intelligenza Emotiva” di Goleman, ma anche “L’ora di Lezione” e i più recenti “A libro aperto” e “La tentazione del muro” di Massimo Recalcati.

Ultimamente mi sono interessata molto alle biografie: ne ho letta una di Oscar Wilde e di James Joyce. Poi mi sono appassionata al percorso di censura dell’"Ulisse” di Joyce negli Stati Uniti: ho letto “The most dangerous book: The Battle for James Joyce's Ulysses” di Kevin Birmingham che racconta la reazione americana al romanzo e il processo per oscenità a cui il romanzo fu sottoposto. Ho trattato i due argomenti in classe con relativi lavori di gruppo fra i ragazzi, il risultato è stato decisamente soddisfacente e costruttivo. Continuerò quindi a lavorare in questo senso per favorire la loro crescita personale.

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