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La scuola e la complessità

La scuola e la complessità

La scuola e la complessità

In una conversazione ancora inedita con il nostro direttore scientifico Alfonso Molina, personal chair in Technology Strategy, il linguista Tullio De Mauro ci sollecitava “a liberarci dell’abitudine di usare la parola ‘scuola’ come sostantivo singolare, pensando di riferirci a qualcosa di unitario”. “La scuola non è un sostantivo singolare”, ci diceva De Mauro, forse per suscitare in noi proprio questa capacità di estrarre il sostanziale dalla complessità. E se la scuola diventasse semplice? E se riuscissimo a fare nostro l’esercizio di Maeda e a sottrarre l’ovvio per aggiungere il significativo alla scuola?

Quello che sembra un gioco di parole è in realtà una sfida cruciale, perché l’innovazione della scuola passa anche attraverso la nostra capacità di metabolizzare la complessità e la velocità del nostro tempo, l’evoluzione tecnologica e la trasformazione digitale. Alla scuola fa bene la tecnologia semplice, quella che avvicina, che include. Il futuro semplice del modo indicativo [...].

 

Sul Giornale dell'agenda digitale il contributo di Mirta Michilli sulla scuola


Il nuovo ruolo della scuola: metabolizzare il digitale per ricavare un senso

 


 

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