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Curare con l’aiuto dell’IA

Fattore J a Milano

Curare con l’aiuto dell’IA

Curare con l’aiuto dell’IA

Fattore J, gli studenti nella nuova sede milanese di Johnson&Johnson Innovative Medicine

L’intelligenza artificiale è un tema sempre più trasversale ed è in grado di sollecitare l’interesse degli studenti che sono fra i primi, per vocazione generazionale, a sperimentarla. Anche ieri è stata vivace la partecipazione alla sessione di Fattore J dedicata alle applicazioni dell’intelligenza artificiale per la salute e la ricerca presso la nuova sede di Johnson & Johnson Innovative Medicine, in viale Fulvio Testi a Milano [vedi la notizia L'intellgenza artificiale in medicina].

Accolti da spazi ariosi e pensati per favorire il benessere dei lavoratori, gli studenti degli istituti superiori milanesi Majorana di Cesano Maderno e Schiaparelli-Gramsci hanno preso parte attiva alla sessione formativa a cura degli esperti di J&J. A intervenire anche il professore ordinario dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di MilanoDavide Massaro, e il ricercatore Massimo Rivolta, insieme ai loro studenti e collaboratori.

Inizialmente, gli esperti hanno innanzitutto ricordato il loro percorso curricolare per poi arrivare al ruolo attualmente svolto in J&J: Giovanni Riccardi, Data Strategy & Analitycs Manager, ha parlato del lavoro di analisi di dati per il settore commerciale, Elisabetta Di Marzo, Digital Customer Engagement Manager, della gestione delle interazioni con i clienti, infine Michele Cornella, Business Intelligence Manager, della funzione predittiva dei dati.

In seconda battuta si è parlato in concreto dell’impatto dell’intelligenza artificiale nel mondo della salute con alcuni esempi sulle prime applicazioni. In radiologia l’Ai può snellire il lavoro del medico per facilitare le diagnosi. In uno dei casi studio riportati, che riguardava un centro diagnostico di Copenaghen, l’uso dell’Ai ha ridotto del 25 per cento in meno i falsi positivi nello screening del cancro al seno, ridotto il carico di lavoro del radiologo del 60 per cento. Pensiamo inoltre alle possibilità per le diagnosi dei disturbi dell’apprendimento, che l’Ai può individuare grazie ad alcuni segnali tipici. “Non sostituiamo le attività delle persone ma stiamo dando loro tempo per focalizzarsi sulla parte più interessante del proprio lavoro” – hanno rilevato gli esperti.

Ragazze e ragazzi si sono prestati volentieri alle sollecitazioni della formazione: alcuni hanno dichiarato di utilizzare le applicazioni di intelligenza artificiale per organizzare lo studio, altri si divertono con le risposte sbagliate delle app di Ai generativa, le cosiddette “allucinazioni”. Tutti si sono dichiarati attenti e interessati ai risvolti che questa tecnologia può avere per la salute e il benessere delle persone.

L’obiettivo della sessione formativa era quello di accompagnare gli studenti nella realizzazione dei propri prototipi che competeranno nel contest Health Bot, il prossimo 21 marzo, in occasione della Rome Cup 2024.

Il racconto della giornata è a cura di Onelia Onorati, che ha seguito l'intera sessione formativa e ha registrato le testimonianze.

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