Main Menu

Dai Nao ai robot umanoidi Booster T1

il team Spqr della Sapienza ai World Humanoid Robot Games

Dai Nao ai robot umanoidi Booster T1

Dai Nao ai robot umanoidi Booster T1

L’esperienza del team Spqr della Sapienza alla RooboCup e ai World Humanoid Robot Games

Dietro i numeri e i piazzamenti, c’è una storia di crescita e di ricerca che dura da quasi dieci anni. Alla RoboCup 2025, disputata a Salvador in Brasile, il  team SPQR della Sapienza di Roma ha confermato di essere tra le squadre più competitive al mondo. A guidarlo è Vincenzo Suriani, ricercatore sui temi dell’intelligenza artificiale applicata alla robotica e team leader dal 2017. La squadra è composta da studentesse e studenti di laurea magistrale e dottorato del Dipartimento di Ingegneria informatica, automatica e gestionale “A. Ruberti”, in particolare del corso di Intelligenza artificiale e robotica.

“Quella degli ultimi anni è stata un’evoluzione notevole per la Sapienza”, ha esordito, raccontandoci il miglioramento dei risultati nelle competizioni del primo ateneo della Capitale. “Noi gareggiamo nella SPL standard platform league, dove viene attribuita una piattaforma comune a tutte le squadre. Questo consente di fare confronti sulla migliore IA impiegata dalle squadre, a parità di robot. I primi 12 team sono sottoposti a un regolamento più stringente (con sfide più complesse), mentre le altre a regole più semplici. Noi eravamo i primi del secondo gruppo nel 2017, siamo arrivati nei primi 12 nel 2018-2019, guadagnando il nono posto, siamo scivolati all’undicesimo nel 2022 (un peggioramento legato al periodo della pandemia), salvo poi risalire velocemente le classifiche. Nel 2023 abbiamo ottenuto il settimo posto, nel 2024 siamo arrivati quinti. Quest’anno siamo terzi all’europeo e quarti al mondiale”. Il team ha conquistato anche il "Best Paper Award" grazie a un articolo su un metodo sviluppato per la visione automatica particolarmente versatile, terza volta in cinque anni.

Come si è evoluta la squadra? In questi dieci anni sono cambiate sia le regole che le piattaforme robotiche con le quali si sono cimentati gli studenti del team. “Quando abbiamo iniziato, le porte erano segnalate in giallo per essere riconoscibili, si usava una pallina rossa, le regole erano semplificate. I robot erano quindi molto diversi! Abbiamo gareggiato con strumenti sempre più capaci ed evoluti, dotati di risorse computazionali maggiori. Di pari passo abbiamo migliorato gli algoritmi di percezione e di decision making dei robot. È stata un’ottima palestra per gli studenti che potevano mettere in pratica molte delle tecniche apprese nei corsi, in parallelo anche il software è migliorato”.

Un’altra svolta importante c’è stata nel 2025, con i World Humanoid Robot Games, i primi giochi mondiali dei robot umanoidi tenuti dal 15 al 17 agosto scorso a Pechino. Grazie al team della Sapienza, l’Italia è stata una delle uniche tre nazioni europee rappresentate, insieme a Olanda e Germania: “È cambiato improvvisamente l’hardware: dai Nao, 7 chili di peso, ai robot Booster T1, di 33 chili, con i quali abbiamo gareggiato. È stata una bella opportunità perché anche le nostre abilità e competenze hanno subito un’accelerazione, la prima volta che abbiamo potuto confrontarci con questi esemplari, lo standard della prossima Robocup”. Forte, dunque, l’apprezzamento per la straordinaria opportunità offerta dai giochi in Cina e per la possibilità di testare nuove e avanzate tecnologie, sebbene la competizione sia tutto sommato ancora in fase sperimentale. SPQR è arrivata comunque quinta nella gara 5vs5. 

La ricetta del successo di SPQR è, in apparenza semplice, ma cela una grande dedizione e motivazione: “Siamo stati consistenti nello sviluppo del software, il lavoro di ogni anno ha migliorato, di fatto, quello precedente. Questo è stato reso possibile anche grazie alla permanenza nella stessa piattaforma, che permette di concentrarsi sul software. Un altro fattore importante è rappresentato dalla grinta dei ragazzi”.

Un augurio per i prossimi anni? “Che cresca e si rafforzi la partecipazione delle ragazze, in media 3 su 10-11 componenti del team. Sono medie simili alla presenza femminile nel corso di laurea, il 15%”. 

La squadra da battere? Gli inarrivabili tedeschi B-Human dell’Università di Brema. 

Sempre interessante seguire, poi, il percorso umano e di carriera dei componenti del team. “Molti di loro in genere diventano ricercatori, qualcuno rimane in Italia come ingegnere in ambito IA e robotica. Tanti andranno all’estero (qualcuno negli anni lo ha già fatto), con un futuro luminoso nelle big tech specializzate in IA”. 

 

Intervista di Onelia Onorati

Altre notizie che potrebbero interessarti

I nostri progetti

Rimani aggiornato sulle nostre ultime attività, notizie ed eventi