AI & Humanities, la tappa di DisclAImer a Palermo
L’ottava tappa di DisclAImer. Ultime avvertenze prima della rivoluzione si è svolta il 3 dicembre all’Università degli Studi di Palermo, con un focus sull’incontro tra intelligenza artificiale e scienze umane. Promosso dal Corriere della Sera in collaborazione con Cineca e con Fondazione Mondo Digitale come knowledge partner, l’evento ha confermato il ruolo dell’ateneo palermitano quale punto di riferimento nazionale per le Digital Humanities, anche grazie alle attività dell’Artificial Intelligence & Robotics for Humanities Lab (AIRH) [vedi la notizia A Palermo la cultura incontra i robot].
Nel dibattito, Vera Gheno e Paolo Giordano hanno discusso il rapporto fra linguaggio, creatività e IA: per Gheno, la sfida principale consiste nell’imparare a porre domande efficaci ai modelli generativi; Giordano ha invece messo in guardia contro “l’oracolo dell’algoritmo” e la delega eccessiva di responsabilità cognitive e creative. La ricercatrice Arianna Pipitone ha ricordato il celebre esperimento del 2021, quando il robot Pepper rese udibile il proprio processo di pensiero, aprendo una nuova prospettiva sul tema della “vita interiore” delle macchine e sul ruolo ancillare dell’IA nel lavoro degli umanisti.
La challenge: quattro casi di studio per sperimentare approcci diversi alla conoscenza assistita dall’IA
Nel pomeriggio, la challenge “Humanities + AI: Unlocking New Possibilities in Culture, Creativity and Thought”, ospitata nella Sala delle Capriate del Complesso Monumentale dello Steri, ha invitato 60 studentesse e studenti dell’ateneo a confrontarsi con quattro sfide proposte da docenti ed esperti attivi negli ambiti delle Digital Humanities. Di seguito, i quattro casi di studio con le indicazioni dei docenti.
- Reverse prompting con Salvatore Di Dio, professore associato (architettura)
La challenge è servita per renderli consapevoli che la comunicazione con l'intelligenza artificiale richiede competenze linguistiche e tecniche precise, ben oltre la semplice descrizione narrativa di ciò che si desidera ottenere. Gli studenti sono stati invitati a osservare attentamente sette immagini di riferimento per poi tentare di ricostruirle attraverso prompt testuali, scoprendo le difficoltà nel tradurre una visione in istruzioni accurate che includessero non solo elementi visibili, ma anche parametri tecnici, riferimenti culturali e obiettivi finali. I gruppi hanno così potuto sperimentare direttamente la differenza tra un prompt generico e uno strutturato professionalmente, rendendosi conto della necessità di raffinare le competenze di prompt engineering attraverso l’addestramento sistematico e lo studio delle tecniche di comunicazione con i modelli generativi. - Modellare l’evoluzione storica con le metodologie dell’IA con Salvatore Miccichè, professore ordinario (Fisica e chimica)
Studenti e dottorandi provenienti da ambiti scientifici (Fisica, Informatica, Statistica e Data Science) hanno applicato le loro competenze e conoscenze nelle metodologie di Machine Learning, Deep Learning e Natural Language Processing per progettare applicazioni capaci di analizzare testi e fonti aperte (giornali, social network, ecc.) relativi a specifici sistemi complessi di natura giuridica, sociale e socioeconomica. L’obiettivo era estrarre informazioni utili a caratterizzarne l’evoluzione nel tempo e a contestualizzarli nel rispettivo periodo storico, mettendo in pratica approcci interdisciplinari per la comprensione dei fenomeni contemporanei. - Far fiorire l’IA: esercizi iconografici e generazione automatica di immagini con Diego Mantoan, professore associato (Scienze umanistiche)
La challenge sugli esercizi iconografici è servita per rendere gli studenti consapevoli che la generazione automatica di immagini è in realtà piuttosto limitata e basilare, se non raffinata dalla curatela umana. I dataset da cui attinge l'intelligenza artificiale risultano spesso piccoli e stereotipati, quindi soggetti a errori logici o storici quando devono realizzare immagini che assomiglino a opere d’arte. Gli studenti sono stati invitati a studiare le opere della quadreria dell’Università, per poi testare diversi software nel tentativo di creare nuove opere perfettamente in stile settecentesco, credibili dal punto di vista stilistico, storico e persino delle condizioni di conservazione. I gruppi hanno così potuto sperimentare con creatività la produzione di nuove immagini, rendendosi conto della necessità di addestrare e raffinare l’IA generativa attraverso lo studio delle immagini storico-artistiche. - Linguaggi specialistici, IA e traduzione automatica neurale con Floriana Di Gesù, professoressa associata (Scienze umanistiche)
La challenge sui linguaggi specialistici è stata introdotta da una panoramica sui linguaggi settoriali (medicina, diritto, economia, scienze, turismo, pubblicità…), evidenziandone la dimensione orizzontale dei settori e quella verticale dei registri d’uso.
È stato poi discusso il funzionamento della traduzione automatica neurale (NMT): apprendimento da grandi corpora multilingue, uso dei meccanismi di self-attention, ma anche limiti strutturali quali l’assenza di vera comprensione semantica e le difficoltà con metafore, riferimenti culturali e contesti sensibili. In questo quadro emerge la figura del traduttore come “curatore algoritmico”, che utilizza l’IA per velocità ed efficienza, ma ne controlla criticamente errori, adeguatezza pragmatica e responsabilità etica. La challenge prevedeva di far generare all’IA un itinerario turistico di tre giorni in Spagna e valutarne accuratezza, fattibilità e sensibilità culturale. I gruppi hanno così elaborato due itinerari, a Barcellona e a Siviglia, secondo la consegna assegnata.
Un laboratorio multidisciplinare dove l’IA si impara praticandola
La challenge, organizzata anche con il supporto di Dario Nucifora e Veronica Chisari, si è conclusa con i pitch finali dei gruppi e un confronto collettivo sul valore dell’interdisciplinarietà. L’iniziativa ha mostrato come l’IA, quando entra nei percorsi formativi, richieda non solo competenze tecniche, ma anche capacità interpretative, sensibilità culturale e solide basi umanistiche. L’incontro di Palermo conferma una volta di più che l’innovazione, soprattutto quella che tocca la cultura, nasce dove discipline diverse imparano a dialogare.
ll ruolo strumentale dell'IA e la decisione umana
Gli studenti hanno riconosciuto quanto l'intelligenza artificiale "possa aprire numerose porte", evidenziando il suo potenziale come risorsa. Tuttavia, nel corso del lavoro di gruppo, hanno sperimentato come il raggiungimento dei risultati desiderati non sia automatico. Un elemento cruciale emerso è stata l'assoluta necessità dell'intervento umano (l'intervento umano era proprio necessario), anche dopo aver utilizzato i prompt o le prime sollecitazioni all'IA. In particolare, una delle Challenge prevedeva la ricreazione di quadri con l'intelligenza artificiale, partendo da foto di opere originali. Gli studenti hanno dovuto utilizzare diverse intelligenze artificiali per confrontare i risultati e determinare quale fosse la più intuitiva per l'aspetto artistico. Questa attività ha messo in luce il valore delle diverse competenze umane, specialmente nel contesto delle discipline umanistiche. Ad esempio, chi proveniva da campi artistici o umanistici riusciva a capire più facilmente quali indicazioni specifiche fornire all'IA (come la "pennellata," lo "stato di conservazione," o l'"usura") per ottenere un risultato fedele, rispetto a chi aveva un background STEM, che si sentiva più un "supporto tecnico".
Concludiamo il resoconto di questa intensa tappa con il racconto di Cecilia Stajano, coordinatrice delle comunità per la Fondazione Mondo Digitale. Dalle pagine del suo taccuino di viaggio:
Nella generosa Palermo è tutto molto coerente. Un evento facile da organizzare, pur nella complessità, perché i palermitani ci mettono il cuore e la faccia direttamente, nessun formalismo, poca burocrazia e manierismi, tutta sostanza.
Chi sa mette a disposizione le proprie competenze, c'è un orgoglio forte di essere parte di questa comunità, di fare cultura come Ateneo. C'è rispetto tra i colleghi, c'è ingaggio da parte della prorettrice che si mette in gioco per prima, sceglie le sfide, delega alle persone giuste.
Trovo molto affascinante questo approccio e il vivo senso di appartenenza che viene trasmesso anche ai colleghi universitari che vengono da altre regioni per un periodo della loro carriera. Anche gli studenti sentono che qui a Palermo ci si può formare e restare. Dunque direi che questa città fa scuola, come mi piace dire.Palermo esercita su di me un effetto positivo particolare, la Sicilia tutta mi trova felice di starci, ma Palermo mi regala sempre un'emozione ricorrente, di connessione, connessione umana forte. Palermo pare parlare sempre più forte e fiera, nonostante le tante contraddizioni e le tante cose che ancora sono lasciate li... che poi forse un giorno si sistemeranno, come quei balconi senza pavimento, eppure con la loro forza, àncora a un palazzo straordinario, lasciano il segno.
Palermo ti scuote, ti schiaffeggia con emozioni diverse.
Qui c’è ancora il piacere autentico di incontrarsi per la via, al bar, in piazza, per costruire futuro o per sanare il passato. Qui tutti sono fuori casa, sempre. Per incontrarsi si esce e ci si vede, soprattutto. Palermo deve aver sofferto non so quanto durante la pandemia, andando contro la sua natura di connettrice naturale. Per il lavoro che faccio e per la persona che sono, poter dare così facilmente e velocemente spazio alle relazioni e costruire qualcosa seduta stante è una ricchezza. Questa per me è una terra nutriente, fertile, generante. Lo è sempre stata, anche quando, per motivi estremi, ha dovuto mettere in pausa questa sua dote. Io auguro a questa terra piena di colori, sapori, odori, anime, di poter sempre più dimostrare il suo valore. Noi ci stiamo scommettendo e in questa trasferta abbiamo ulteriormente messo le basi per poter imparare da chi, con discrezione, e forza la protegge, la onora, la custodisce ogni giorno.