Ecco come riscriviamo la narrazione delle Stem, con mamme, ragazze, formatrici, docenti e ricercatrici
Alla RomeCup 2025 (7-9 maggio), evento internazionale promosso dalla Fondazione Mondo Digitale, ragazze e donne mostrano che la robotica può essere terreno di creatività, innovazione e inclusione. Dai prototipi per la salute alla sostenibilità ambientale, dalle sfide scolastiche alle tecnologie immersive, l’universo tech si colora di voci e volti che stanno riscrivendo la narrazione delle Stem.
Oltre gli stereotipi: studentesse protagoniste
“È bello rappresentare anche questo ruolo, questo genere. Molti pensano che sia solo una cosa maschile, ma anche noi donne abbiamo le capacità e non dobbiamo restare nell’ombra”, racconta Paola Maria Latini, studentessa del Liceo Landi di Velletri. Con lei, la compagna Simona si dice “onorata” di far parte di un team tutto femminile: “A scuola siamo tante nei corsi di robotica, ma nelle competizioni la presenza femminile è ancora rara”.
Il cambiamento è però in corso. “Quando ho iniziato a insegnare meccanica, le classi erano composte solo da ragazzi”, spiega Alessia Galli, docente all’istituto tecnico industriale Majorana di Avezzano. “Oggi le cose stanno cambiando. Sempre più ragazze capiscono che le scienze dure non sono una prerogativa maschile. Serve solo tanta passione e voglia di fare”.
Dalla scuola dell’infanzia alla stampa 3D
Il lavoro delle formatrici FMD è determinante per avvicinare bambini e ragazzi al pensiero computazionale. Letizia Lucarelli porta il coding nelle scuole dell’infanzia: “Attraverso il gioco con robottini come Bibot e Code & Go, anche i bambini di 5 anni imparano a orientarsi nello spazio e sviluppano logica e problem solving”.
Silvia Tarallo racconta percorsi verticali che vanno dai laboratori con Lego Spike alla stampa 3D fino all’intelligenza artificiale con machine learning for Kids. “Alla RomeCup ho portato tre laboratori di IA per le scuole superiori. È importante far comprendere ai ragazzi il potenziale di questi strumenti, anche in chiave creativa”.
Chiara Lunarcello ha invece lavorato con le classi di prima e seconda media dell’Istituto di via Viscontini a Pioltello, dove ha guidato un corso sul multilinguismo e lo storytelling in inglese. “Abbiamo affrontato temi come comunicazione, sostenibilità e narrazione. I ragazzi, provenienti da un contesto multiculturale, hanno portato le loro esperienze usando strumenti come Canva e contenuti audiovisivi, fino a esplorare la scrittura per formati anime e musicali”.
Innovazione, creatività, impatto sociale
Molti i progetti presentati dalle studentesse, capaci di coniugare rigore tecnico e visione sociale.
- Salute e benessere: Chiara Brigoli, ricercatrice al Centro Protesi Inail, ha illustrato dispositivi innovativi come la Mano Annes e la Caviglia Armonico, sviluppati con l’IIT. “Lavoriamo su protesi attive, stampa 3D e impianti osteointegrati, sempre con l’obiettivo di migliorare la vita delle persone”.
- Monitoraggio ambientale: Viola Paolassini del Liceo Da Vinci di Iesi ha progettato Patch, un sistema con fototrappola e machine learning per identificare insetti nocivi in ambito sanitario e agricolo. “È utile anche per chi ha animali domestici e vuole monitorare eventuali parassiti”.
- Sostenibilità: Gaia e Anita del Liceo Stem Bracelli di Roma hanno realizzato Oxy Tower, torre vegetale che purifica l’aria con sensori CO₂ e fertilizzazione automatica da acquario. “Tutto è controllato da remoto grazie a un Arduino R4 Wi-Fi”.
- Accessibilità e gioco: Micol e Alice del Liceo Amaldi hanno ideato Lo scrigno di Erone, gioco educativo con supporti in Braille, LIS e Metodo Malossi. “Abbiamo programmato anche una pedina mobile con Microbit e materiali poveri, ispirandoci al padre della robotica”.
- Tecnologia culturale e sportiva: Marta Valenti (Digilab, Sapienza) lavora a un metaverso per la valorizzazione dei beni culturali, mentre Cristina Pescante della FITA ha portato il Virtual Taekwondo, uno sport virtuale che usa sensori e visori per allenamenti senza contatto.
- Educazione digitale e fenomeni emergenti
Sonia Cerrai, ricercatrice dell’Istituto di Fisiologia clinica del Cnr, ha presentato un’installazione interattiva per riflettere sui fenomeni digitali che coinvolgono gli adolescenti, a partire dai dati dello studio Espad. “Raccogliamo informazioni su comportamenti a rischio, come ghosting, fabbing o uso di lootbox. Vogliamo che i ragazzi imparino a riconoscere questi comportamenti e a rifletterci sopra, anche se spesso li mettono in atto senza saperli nominare”. - Tecnica e riconoscimenti: Anna e Denise del Liceo Majorana di Pozzuoli hanno conquistato il primo posto nella categoria Nonnibot con il traduttore ET – Easy Talk Machine. “Vedere riconosciuti i nostri sforzi è stata una grandissima soddisfazione”, raccontano.
Ragionare, creare, condividere
Dietro ogni progetto c’è passione, impegno e desiderio di capire il mondo. “Ho iniziato senza sapere nulla di robotica, ma mi ha appassionato la costruzione hardware. Il problem solving che si sviluppa è utile ovunque”, racconta Giorgia Mazza, studentessa del Liceo Avogadro di Vercelli.
Laura Grieco (Liceo Landi) parla di “tanta passione, tempo e problem solving”, mentre Paola e Simona apprezzano la robotica perché aiuta a “capire meglio come funzionano i sistemi che ci circondano”.
Il ruolo della scuola e delle famiglie
Le scuole sono fucine di sperimentazione. “Da tre anni abbiamo inserito due ore settimanali di robotica potenziata”, spiega la docente Sabina Sabatini. “Le gare aiutano a mettere in pratica competenze trasversali come il lavoro di squadra e la rapidità di pensiero”.
La prof.ssa Assunta Chiummariello del Liceo Amaldi sottolinea l’importanza di “lavorare insieme e attivare la creatività per trasformare anche le materie tecniche in un’esperienza positiva”.Infine, il supporto delle famiglie: “È un’esperienza che motiva tantissimo, ci dà entusiasmo e riconoscimento. I bambini sono stracontenti”, racconta Maria, mamma di Giacomo, giunta da Brescia con l’associazione Dream Puzzle.
Tante voci, un’unica direzione
Questo racconto raccoglie alcune delle testimonianze femminili che non avevamo ancora condiviso nei precedenti focus tematici sulla RomeCup. Ne esistono molte altre: storie di studentesse, mamme, ricercatrici, formatrici e docenti che stanno contribuendo, con competenza e passione, a riscrivere il futuro delle Stem. Insieme, stanno ampliando la visione dell’innovazione, rendendola più inclusiva, concreta e accessibile.
La RomeCup 2025 si conferma così non solo una vetrina tecnologica, ma un laboratorio educativo, dove si costruisce un futuro più equo e partecipato. E le giovani protagoniste dimostrano che, quando si investe su formazione, inclusione e creatività, la robotica può davvero diventare femminile. E universale.