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La voce dell'empatia in lingue diverse

Easy Talk Machine è il progetto vincitore della categoria NonniBOT alla RomeCup 2025

La voce dell'empatia in lingue diverse

La voce dell'empatia in lingue diverse

RomeCup 2025: Easy Talk Machine è il progetto vincitore della categoria NonniBOT

Un dispositivo intuitivo, inclusivo e profondamente umano: si chiama E.T. - Easy Talk Machine il progetto del liceo Ettore Majorana di Pozzuoli (Napoli), vincitore della categoria NonniBOT alla RomeCup 2025. Realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi Federico II di Napoli, il dispositivo nasce per facilitare la comunicazione tra persone fragili e caregiver che parlano lingue diverse, superando le barriere linguistiche in contesti di cura e assistenza.

L’idea nata in classe
Tutto è cominciato da un dialogo tra studenti: molti hanno condiviso esperienze familiari legate all’assistenza domiciliare. Così è emerso un problema reale: badanti che non parlano bene l’italiano, con conseguenti difficoltà nella comunicazione con persone anziane o con disabilità. Da qui la domanda chiave: "Possiamo usare la tecnologia per aiutare chi vive questa difficoltà?"

Una soluzione semplice, concreta, empatica
La risposta è ET Machine, non un’app ma un oggetto fisico con interfaccia semplificata: due bandiere per selezionare la lingua, un messaggio "PARLA", e una voce che traduce istantaneamente il contenuto.

Dietro il dispositivo, un cuore tecnologico ben progettato:

  • microfono direzionale per la registrazione
  • Raspberry Pi con software in Python
  • traduzione via API di ChatGPT
  • sintesi vocale chiara tramite casse audio

Una didattica che cambia la prospettiva
"Oggi abbiamo partecipato alla RomeCup nella categoria Nonnibot presentando l’ET Machine, un traduttore di conversazioni in tempo reale. Il nostro impegno è stato premiato ed è stata una grandissima soddisfazione. Siamo felicissimi", raccontano Denis Villino e Matteo Rosa. "La tecnologia può servire l’umanità, se nasce dall’ascolto e dalla cura. Questo progetto ce lo ha dimostrato". 
Gli studenti non sono stati semplici esecutori, ma protagonisti del processo creativo. Hanno unito competenze tecniche e riflessione sociale, imparando a progettare per il bene comune. La motivazione? Creare qualcosa che "serve davvero". Il lavoro è stato coordinato dal docente Paolo Borrelli, con il supporto della ricercatrice Alessandra Rossi dell'Università Federico II.

Benefici per le famiglie e prospettive future
Con ET Machine le famiglie ritrovano serenità: i propri cari possono esprimere bisogni e richieste senza barriere. Il progetto è replicabile e adattabile anche in altri contesti:

  • scuole con studenti stranieri
  • ospedali e ambulatori
  • centri per migranti
  • ambienti domestici

 

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