Il racconto di Elisabetta e Ilaria in missione a Maputo
Giorno 4, giovedì 22 maggio
Secondo giorno di seminario. Ci siamo svegliate cariche, pronte ad affrontare un’altra intensa giornata presso il Centro di Studi Africani dell’Università Eduardo Mondlane. C’è una cosa, però, di cui, da buone italiane, iniziamo davvero a sentire la mancanza dopo quattro giorni nel continente africano: il caffè. E così, questa mattina, ci siamo concesse un pocket coffee italiano che ci ha dato la giusta energia per cominciare la giornata.
Alle 9 in punto ha preso il via il seminario, con la presentazione dei risultati del progetto Coding Girls in Mozambico da parte di Samira del Cies, nostra fedele compagna nell’ultimo anno e mezzo nei collegamenti tra Italia e Mozambico. Il progetto ha portato sul territorio mozambicano risultati significativi: 66 corsi e coding club, 1.360 beneficiarie, 12 sessioni di role modeling online con rappresentanti internazionali e altre 18 con rappresentanti nazionali, 9 scambi culturali tra Coding Girls italiane e mozambicane, solo per citare qualche numero.
L’incontro è proseguito con un’attività pratica particolarmente stimolante, guidata da João Gomes del Cies che ha introdotto una riflessione sull’importanza degli incubatori e dell’accompagnamento delle giovani startup nel processo di sviluppo e ingresso nel mercato, prima di suddividerci in tre gruppi di lavoro, ciascuno con un obiettivo e alcune domande a cui rispondere. Il nostro gruppo ha lavorato sull’individuazione delle sfide e delle possibili soluzioni pratiche per la creazione di una rete di incubatori e mentor. È stato entusiasmante vedere come, pur venendo da Paesi, contesti ed esperienze diverse, riuscissimo a essere sulla stessa lunghezza d’onda, quasi anticipando il pensiero dell’altro. Dopo la condivisione dei risultati dei gruppi, abbiamo concluso con il consueto almoço, il pranzo con specialità tipiche mozambicane, reso speciale da una dolce sorpresa: una torta Coding Girls!
Nel pomeriggio, ci siamo immerse nella Feira de Artesanato, Flores e Gastronomia (Feima), un parco pubblico ristrutturato dalla cooperazione spagnola pochi anni fa, situato nella parte più elegante di Maputo. Qui si concentra il cuore pulsante dell’artigianato locale: disegni batik - una tecnica di pittura tipica che si basa sulla distribuzione di cera bollente su parti definite di un telo di seta o di cotone, che viene poi immerso in vasche di tinture vegetali dove il colore si fissa solamente nelle parti non coperte dalla cera - con la rappresentazione di scene della quotidianità africana, quadri a tempera, sculture in legno, orecchini e oggetti ornamentali di ogni genere, tutti rigorosamente fatti a mano.
Non c’è lusso alla Feima, ma c’è l’anima di una città che si racconta attraverso le mani dei suoi artigiani. È un luogo che trabocca di colori, creatività e vita; un piccolo mondo che profuma di autenticità e bellezza, dove arte e identità si intrecciano tra i tessuti, le forme e i sorrisi di chi li crea.
A domani, per la visita all’incubatore del Centro Informatico dell’Università Eduardo Mondlane del Mozambico (Ciuem) e il Walking Tour della città di Maputo!